8.12.07

Intermezzo critico: Il fattaccio de "Lo Strapuntino"

Chi di voi si trovi, per caso o necessità, a passare per Milano e più precisamente per il quartiere Brera, e decidesse disgraziatamente di mangiare un boccone in una delle zone a più alto tasso di bufale della capitale morale, potrà allora, se animato di spirito masochistico, decidere di mortificare corpo spirito e fermarsi a mangiare al ristorante pizzeria "Lo Strapuntino" di Corso Garibaldi.

Vi avviso fin da ora che la sua recensione su questo blog deriva dal fatto che mai, in vita mia, sono stato servito così male in un locale, infatti la mostruosità di tale ristorante non è da imputarsi nel menù con tanti astuti richiami bi-lingue in piatti tipici milanesi; o nei prezzi, purtroppo nella media di quella zona che alcuni cerebrolesi osano chiamare "La Montmartre di Milano" (sic!); nè tantomeno nella qualità dei piatti, degni di alcuni studenti miei compagni di stanza tempo addietro ma niente più. L'orrore, qui, sta nel trattamento riservato ai clienti e, anzi, un preciso avvenimento io pensavo fosse giammai possibile: ma andiamo con ordine.

Dopo qualche esitazione e spinti dalla fame, io e la mia compagna entriamo. Siamo entrambi giovani, spigliati ma eleganti: quindi niente mi fa pensare che qualche cosa nella nostra persona potesse aver spinto il nostro cameriere a trattarci come pezzenti. Ci viene indicato un tavolo, leggiamo il menù, e cominciamo a notare che il nostro cameriere/carnefice, un cafone come pochi ne avevo visto e pochi (spero) ne vedrò, gioca a fare lo "gnorri", cioè ad ignorarci con disinvoltura, come evidentemente viene insegnato in qualche scuola alberghiera di Milano. Ma fin qui niente di scandaloso, mi pare.

Finalmente ordiniamo. Un primo, una pizza e vino rosso della casa. Probabilmente, a questo punto l'errore è stato nostro, perché la disgraziata scelta del vino in caraffa non possono farla che dei barboni fetenti, quindi da trattare come tali. Assodato questo, credo che nemmeno tale sofisma giustifichi appieno l'evento fatale che sta per incombere. Infatti, il nostro cameriere ci comunica che il vino "della casa" non è in caraffa, ma se vuole ci può portare una bottiglia, noi beviamo quanto vogliamo, dopodiché paghiamo solo il dovuto. Senza pensarci affatto accettiamo: dopotutto, a riflettere, sembra una soluzione interessante: una bottiglia é poi sempre e comunque una seppur piccola garanzia in più, no? Errato. Ecco il fataccio:

Arriva il cameriere e con aria disinvolta poggia una bottiglia sul nostro tavolo e si defila immantinente, senza degnarci di uno sguardo. Guardiamo la bottiglia: aperta. Chi di voi già griderebbe allo scandalo si trattenga. Mesciamo, innocentemente, il vino nei bicchieri e, mentre stiamo già per brindare con i calici a mezz'aria, notiamo in controluce qualche cosa galleggiare in essi. Pezzi di sughero? Fondiglio? Macché: ad un esame anche sommario si rivela essere un gruppetto di una mezza dozzina di moschini, o moscerini, morti stecchiti, che fanno pensare alla bottiglia come ad un enorme cimitero di insetti, e pongono vari e fondati dubbi sulla di lei provenienza, conservazione, e soprattutto contenuto.

Segnaliamo il fatto al cameriere aspettandoci, forse ingenuamente, mortificazioni, aria scandalizzata, promesse di sconti, pubblica ammenda: ma egli ritira la bottiglia senza scandalizzarsi, come dicendo: "mah, strano... sicuro non li abbiate messi voi"? E subitaneamente ce ne propina un'altra, diversa, questa volta chiusa (meno male! e ci voleva tanto?) e aperta al tavolo come si conviene, contente vero vino, e nel farlo ci dice, sicuro di sè: "Comunque anche l'altra l'avevo aperta subito... non capisco" Sì, sì, come no... ma ci faccia il piacere! Neanche la decenza di stare zitto. Fatto sta che se avessimo bevuto anche solo un goccio di tale bevanda avremmo potuto fargli una denuncia bella salata. Ma tant'è... sul momento non ci pensai: avevo fame.

Ma bisognerà aspettare un'altra mezz'ora prima che arrivino pizza e primo (con lo stesso, infernale cameriere che ogni tanto ci apostrofa, di sua iniziativa: "stanno arrivando, nè! calmi!": roba da fare venire i brividi). Consumiamo, ci alziamo, paghiamo ed usciamo disgustati e snervati.

Sulla via di casa mi prende il solito rimorso in questi casi: perché non mi sono alzato e ho gridato allo scandalo? Perché non me ne sono andato con disprezzo? Ma soprattutto perché non ho minacciato denuncie, mai meritate come in questo caso? La risposta è solo una: perché sono un coglione. Non lo fossi, mi sarei certo comportato in uno dei modi sopra elencati.

In ogni caso, spero almeno con questo post di avere fatto il mio dovere almeno nei confronti del popolo, affinché insieme possiamo costruire un mondo migliore, dove non ci sia il rischio che ti venga propinato del vino insaporito da insetti a macerare in infusione.

Prosit!

Nessun commento: