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23.12.07

Zuppa di ginocchia di mucca

Sono sempre stato un appassionato di piatti preparati utilizzando tagli di carne molto poco nobili, pietanze povere ma saporitissime. Questo piatto senegalese ha quindi incontrato la mia simpatia, anche perché va cotto per ore ed ore intiere. Come piace a me.


Ingredienti: (x 4 pers.)

  • 3 o 4 piedini di manzo o vitello
  • 4 porri
  • 1 cipolla
  • Peperoncino
  • Dado di carne
  • Sale e pepe
Esecuzione:

Un'avvertenza: si tratta di una ricetta africana e quindi lo scopo, oltre che essere buona, sarebbe quello di estrarre dalle ginocchia della mucca quante più sostanze nutritive possibile. Non è adatta a ragazze in dieta, insomma, alle quale magari è più consigliabile fare direttamente un viaggio a piedi per l'Africa.

Cominciamo: non so dove Big, il simpatico autore del piatto da cui questa ricetta è stata estrapolata, si procuri i piedini di manzo. Immagino che frequentando un poco quelle macellerie islamiche che fanno tanta paura sarà un gioco da ragazzi. Forse anche il vostro macellaio Marcello ve li può tenere da parte, guardandovi un po' storto ("a che le servono, signora?")... Il certo è che non costeranno un patrimonio.

La preparazione è di africana ed austera semplicità, ve la esporrò quindi calandomi un poco nella parte.

Quando il sole feroce batte a picco sulla savana, la polvere riarsa soffoca i sospiri dei cacciatori, e la gazzella si abbevera ignara della leonessa... insomma di pomeriggio date una sciacquata in acqua corrente ai piedini e metteteli in una casseruola piena d'acqua per metà. L'acqua, ovviamente, l'avrete presa dal pozzo lontano almeno 20 kilometri, rigorosamente a piedi scalzi.

Tagliate a fettine i porri del vostro orticello, che quest'anno, a causa della carestia, delle cavallette, dei predoni, insomma di un serie di sfighe tipiche del continente nero saranno solo 4. Unite la cipolla anch'essa a fettine, poco sale e pepe, il dado (il dado in Africa?!?!) e il peperoncino (si, vabbè, più che in Africa siamo in Calabria...) coprite tutto e basta. Come basta? Sì, basta: bisogna aspettare che le cartilagini si sciolgano per diventare parte fondante del brodone verdino, grasso e saporito che si mangerà a cena, tutti quanti attorno al fuoco, tra balli tribali e amenità varie.

Ci vorranno almeno 3 o 4 ore, ma anche di più a seconda di quanto del "ginocchio" volete che diventi "zuppa". Io consiglio un pomeriggio intiero, 7 ore nette, per un risultato veramente ottimale... ma so che nessuno di voi, mai, passa il pomeriggio in casa a cucinare. Che vi devo dire? 3 ore in pentola a pressione? In Africa la pentola a pressione? Sia mai!
Se dovesse stringere troppo allungate con mestoli di brodo di dado, usanza diffusa nella costa sud del Senegal. Al momento di servire in tavola spolpare le ossa con gran disgusto dei commensali e buttarle. Oppure, ancora meglio, si possono servire i piedini nel piatto e succhiarli con gran rumore, metodo ottimo per cene radical-chic.

E' un piatto decisamente corroborante, in pratica carne liquida... mhhhh.. il genere di cose che mi fa uscire pazzo. Non siete lontanti dal vero se pensate che sappia di carne in stufato. Solo che non c'è il vino, bandito da sempre nella cucina Africana! E non azzardatevi a mettercelo!!!

Un ringraziamento speciale allo Zio Dennis per avermi procurato la ricetta! ;)

Buon appetito!

2.12.07

Zuppa del soldato

Come abbiamo già visto, le zuppe ben si prestano a temi di miseria, affanno, tempi bui. Questa che vi presento, soprattutto, è stata trovata su di un libello di "ricette di guerra", di quelli diffusi durante il quindici/diciotto, contenente ricette atte a sfamare più gente possibile con il massimo dell'economia.
Purtroppo, da molti anni noi in Italia non conosciamo la guerra, la fame vera, la miseria. Non si sa mai che tornino quei tempi così che possiate aprezzare tale pietanza con rigore filologico.

Due sono le considerazioni "serie" su questo gioiello di cucina povera: la prima è che può davvero sfamare un reggimento con meno di un euro di spesa (anche grazie alla sua virtù di poter essere allungata pressoché all'infinito); la seconda è che - sorprendentemente - è davvero squisita.

INGREDIENTI: (da 1 a n+1 persone)

  • Farina 100 gr.
  • Tre cucchiai di olio di oliva
  • Tre patate

Esecuzione:

Dopo esservi procurati, in qualsiasi modo, gli ingredienti, trovate un anfratto al riparo dai bombardamenti e procedete come segue.
Mettete la farina nella pentola, o nell'elmetto, e accendete il fuoco piuttosto basso continuando a mescolare finchè non raggiunge un bel colore di autocarro incendiato.
Aggiungete l'olio (che per noi contemporanei dovrebbe essere extravergine, ma per questa versione storica diamo per scontato sia olio da motori) e mescolate fino ad ottenere una crema di un color kaki molto militaresco, della densità di una trincea sotto il diluvio.
Aggiungete quindi l'acqua, o aspettate che piova, fino ad ottenere una cremosità... "media". qui l'occhio del soldato italiano non può e non deve sbagliare.
Pelate le patate, tagliatele a dadini e tuffatele nella zuppa. Il vero soldato si mangia anche le bucce.
Quando le patate saranno morbide la zuppa sarà pronta, attenzione solo a non rivelare la vostra posizione al cecchino nemico con i vapori della preparazione.

Ottimo e abbondante!

1.12.07

Zuppa del condannato a morte

Di solito le zuppe sono più buone il giorno dopo. Questa invece va mangiata appena fatta perché... muore.
Ideale quindi per tutti quelli che non hanno un domani.


Ingredienti: (x 4 persone)

  • Un gambo di sedano
  • Una carota
  • Una cipolla
  • Uno scalogno (facoltativo)
  • Poco zenzero grattugiato
  • Uno spicchio d'aglio
  • Due patate
  • 50 grammi di pancetta
  • 150 gr. di fagioli cannellini secchi
  • Un quarto di cavolo rosso, di quelli per l'insalata (sarà lui il boia della zuppa)
  • Olio extravergine d'oliva
  • Noce moscata
  • Sale e pepe
  • Pane raffermo

Esecuzione:

La sera prima dell'esecuzione, mettete a bagno i fagioli in un po' di acqua tiepida con una foglia di alloro e uno spicchio d'aglio. Scolateli il giorno fatidico.

Ora, fatevi coraggio e tritate con la carota il sedano, lo scalogno e la cipolla. Già si comincia a piangere per il destino di questa zuppa. Tritate anche la pancetta.
Mettete il trito in una pentola assieme alle patate a dadini e ai due cucchiai di olio di oliva, accendete il rogo a fuoco basso pregando sommessamente.
Decapitate il cavolo fatale e sminuzzatene il cadavere a fette sottili. Aggiungete la salma nella pentola.
Quando all'interno vi sarà solo sfrigolìo e stridore di denti, aggiungete l'acqua, i fagioli, salate e pepate, nocemoscate, zenzerograttugiate, fatevi il segno della croce e incoperchiate pietosamente.

Nel frattempo, per ingannare l'atroce attesa, strofinate lievemente d'aglio il pane raffermo, poi riducetelo a pezzi e fatelo saltare in padella a fuoco vivace con abbondante olio extravergine d'oliva.
Quando i fagioli non saranno più duri, ma prima che si suicidino, prendete circa metà della zuppa e passatela, lasciando qualche fagiolo, carota e sedano a gemere nell'acqua che, nel frattempo, si sarà tinta di un nero disgraziatamente cupo.

Qui dovreste rendervi fatalmente conto della luttuosità della zuppa: infatti, a cagione del cavolo galeotto, otterrete una passata di un viola intenso, funereo, cimiteriale. Dato che il cavolo rosso tende molto anche ad addolcire la zuppa, assaggiatela: se parvi troppo dolce passate più fagioli e patate, che aggiusteranno con il loro sapore. Riversate il passato nella zuppa.

Abbassate drasticamente il fuoco, affinchè la zuppa non tenti di uccidersi prima dell'esecuzione, e cuocete ancora per un paio di minuti. Dopodichè, con gesti tristemente solenni, versate il tutto in una capace zuppiera, sacrificandovi i crostini di pane.

Nel mangiare, non potrete non notare un dettaglio particolarmente funesto della zuppa: mano a mano che si raffredderà, la zuppa morirà, e cambierà colore passando dal viola funebre ad un cadaverico, tristo e desolante grigio. Quindi, per quei fortunati che potranno desinare anche il giorno a venire, varrà da
memento mori, subdolo monito del destino ineluttabile che ci attende tutti.

Buon appetito.


Fusilli allo Yogurt Balsamico

Se la vostra sensibilità vi impedisce di nuocere a creature indifese, allora provate questo piatto: prevede lo sterminio di miliardi e miliardi di creature viventi ignare del proprio atroce destino.


Ingredienti: (x4 persone)

  • Uno spicchio d'aglio
  • Una manciata di prezzemolo
  • Due o tre foglie di basilico
  • Un pugno di pinoli
  • Due cucchiai di olio extra vergine di oliva
  • Parmigiano Reggiano o Grana Padano, gr.100
  • Yogurt INTERO (non magro, non crema di yogurt) gr.200
  • Un bicchierino di brandy o di whisky
  • Aceto balsamico di Modena
  • Sale e pepe
  • Fusilli o altra pasta corta gr.360

Esecuzione:

Togliete lo Yogurt dal frigo, prima di tutto, controllando che la data sulla confezione si collochi nel futuro, e mettete la pentola sul fuoco.
Mentre i fermenti lattici vivi si riprendono dall'eterno inverno a cui li avevate condannati, tritate le erbe, l'aglio e i pinoli tutti insieme più finemente che potete.

Con piglio dittatoriale, deportate i fermenti lattici all'interno di una capiente bacinella con tutto il loro yogurtoso habitat, e cercate di seppellirli spietatamente con detto trito.
Saranno ancora vivi, gli ingrati. Meglio stordirli innaffiandoli con il bicchierino di brandy, o di whisky, o grappa o qualsiasi cosa usiate per sbronzarvi. Niente, si muovono ancora. Soffocateli con l'olio di oliva. Macchè, bastardi.... Tentate il tutto per tutto con il formaggio allora: grattugiatelo sopra le loro microscopiche testoline sghignazzando sadicamente. "NOOO!! Aiutooooo!! Pietààà!!!": saranno ormai agonizzanti, quindi concedete loro il colpo di grazia mescolando con un mestolo di legno. Badate bene di mescolarli alla nuca, per assicurarsi che nessuno scampi al massacro. Salate e pepate quella che ormai è diventata la loro fossa comune.

Bolle la pentola? Allora salatela e buttate i fusilli, che purtroppo non soffriranno.
Quando i fusilli saranno al dente, versateli nella bacinella tombale dei fermenti e mischiate bene.
Ponete nei piatti di portata e guarnitene il bordo con un filo di aceto balsamico, in cui scarpetterete di quando in quando qualche fusillo.

Buon genocidio.