2.12.07

Intermezzo letterario: L'abbuffone

Vorrei parlarvi di un libro a me molto prezioso, che ben si presta ad essere recensito su questo spazio, e che ho letto e riletto più volte trasformandolo da lettura ricreativa a vera e propria musa ispiratrice, come già accadde per il caposaldo Artusi, a suo tempo reo di avermi iniziato all'arte di mangiar bene.

Trattasi del volumetto "L'abbuffone - Storie da ridere e ricette da morire" che, già dal titolo, dovrebbe illuminarvi sulla provenienza dell'ispirazione vagamente macabra con cui spesso mi approccio ai fornelli. Ma ancor più interessante è invece l'autore e soprattutto il contenuto di tale libello: parliamo infatti di Ugo Tognazzi, celebre attore e regista gloria del cinema nostrano dei suoi tempi (secondo me) d'oro, e della sua non altrettanto celebre personalità di cuoco e gourmet.

Nella fattispecie, il libro riprende nel titolo l'episodio che sembrò segnare un punto d'incontro irripetibile nelle anime del Tognazzi uomo-attore-cuoco: ovvero la sua partecipazione al film "La grande abbuffata" di Ferreri, capolavoro del cinema gastronomico in cui, molti ricorderanno, quattro mostri sacri del cinema europeo (oltre a Tognazzi: Mastroianni, Piccoli, e il recentemente compianto Noiret) si rinchiudono in una villa nel centro di Parigi e mangiano... fino alla morte.

Non intendo soffermarmi in questa sede sulla pellicola (che come del resto facilmente potete intuire, giudico un capolavoro assoluto e le cui tematiche mi stanno particolarmente a cuore) se non per anticiparvi che, all'interno del libro in questione, possiamo trovare in un'apposita sezione proprio le ricette delle portate che porteranno alla morte, uno ad uno, i quattro protagonisti.

Già da solo la presenza di tale "ricettario mortale" rappresenterebbe per me un vero tesoro, ed in effetti in ciò consiste parte dell'attrattiva pubblicitaria del volume (a ciò si riferisce il "ricette da morire" del titolo) ma, per fortuna, il libro non si riduce a questo: infatti contiene altre due interessanti sezioni, entrambe incentrate naturalmente sul tema culinario, prontamente pubblicizzate dalle parole: "storie da ridere"

Nella prima di queste due parti, la più narrativa, possiamo leggere una serie di divertenti racconti autobiografici in cui Tognazzi rivive momenti salienti della propria vita alla luce di un piatto particolare, di cui alla fine di ogni capitolo ci viene prontemente fornita la ricetta. L'escamotage è intrigante, e Tognazzi è un affabulatore efficace: non è necessario essere ossessionati come il sottoscritto dalla cucina per aprezzare queste pagine che, per inciso, rivelano anche un talento innegabile come scrittore comico. Inoltre, per coloro i quali siano interessati alla figura di Ugo nella sfera privata, offre molteplici aneddoti (veri?) sulla base dei quali ri-costruire la figura immaginaria del Tognazzi scapestrato, rubacuori e birbante di cui, a quanto pare, l'autore stesso non doveva affatto vergognarsi.

La seconda parte rappresenta invece un ricettario vero e proprio: si tratta di una cinquantina di ricette selezionate tra quelle personali di Tognazzi, scritte da lui stesso. Questo particolare è più significativo di quanto sembri poiché ogni ricetta è pervasa da un umorismo, un ironia ogni volta diversa, con continue frecciate al lettore, spesse volte sarcastici fin dai titoli (come il risotto "longobardo", milanese non ortodosso, o le costine "alla Mao", ovvero in agrodolce) e devo dire che facilmente la lettura di tali ricette potrà risultare la parte più esilarante dell'intero libro.

Oltre al fattore umoristico, va detto che l'efficacia di tali ricette non è in discussione: fatti i debiti distinguo soprattutto riguardo a certe opinioni culinarie dell'autore non sempre condivisibili (Tognazzi, per esempio, avrebbe messo il dado dappertutto, ma d'altronde era anche figlio del suo tempo...), si ha la certezza di trovarsi di fronte ad un uomo di una cultura gastronomica decisamente invidiabile, e di un cuoco estremamente capace a cui, fattore da non sottovalutare, non manca certo il senso dell'umorismo.

Come appendice, troviamo una serie di fotografie che ritraggono l'autore alle prese con fornelli, pignatte etc... utili per lo più per sviluppare nel lettore invidia nei confronti dell'orto, della conigliera, della cucina e della dispensa di Tognazzi.

Insomma, una lettura consigliatissima che non potrà non entusiasmare tutti coloro che, leggendo queso blog, lo trovano interessante, e gradiscono sentire parlare di cibo (e di morte, anche, perché no?) con sacrosanta ironia.

1 commento:

Romy ha detto...

Ho trovato in un mercatino dell'usato la prima edizione di questo libro, che è davvero delizioso....Metterò a breve nel mio blog di cucina un rimando a questo tuo post, che è davvero scritto molto bene ,e che descrive magistralmente questo libro particolarissimo! Buona giornata. Romina